About.
A me viene in mente una botte a leggere questa parola.
La botte dove non sai bene cosa metterci dentro.
O, ancora, la botte in cui non sai cosa c’è dentro.
Una botte di rovere.
Che il rovere è quella varietà di quercia con la corteccia di un grigio riposante, piena di crepe che in mezzo ci può radicare bene ancora altro, non so ad esempio l’edera.
E l’edera poi a me piace sempre tantissimo perché cresce nonostante. Ovunque.
Sono cresciuta che di querce ne ho viste e esaminate parecchie, c’erano più querce che bambini qui. Nell’Appennino emiliano dove vivo ancora. Dentro a un tempo lento.
Mio padre, per incoraggiarmi, ha sempre esordito con un: “Ma dai che sei grande come una quercia”. Tipo come dire: “ecco, fai cose suvvia”.
Mia madre, per incoraggiarmi, mi ha sempre detto: “non importa se intorno a te ci sono anche mille faggi, se tu sei una quercia continua a essere una quercia”. Tipo come dire: “diventa quello che sei, che è sempre il miglior modo di essere”.
La mia famiglia è la mia strada, è la soluzione distratta al me più te, che fa cinque. Con una pancia rotonda, che rotonda è la gioia, abbiamo accolto tre figli: prima una, poi l’altro, poi l’altra.
Che già prima di loro, bambina, scrivevo parole, quelle a me più care, sulle cortecce degli alberi ad alleggerirmi.
E dopo di loro, bambina lo stesso, scrivo parole, quelle a me più care, ad alleggerirmi ancora. Qui invece che sulle cortecce.
Quindi: “About?”
Della Botte davvero. Del contenitore, del contenuto e dell’edera che mi è cara anche la sua visione del mondo. Dei giorni, quelli normali preferibilmente. Ordinari e dolcemente adagiati nell’adesso e qui.
Dove? Ovunque. {O lì, nei dintorni}
Mettiti una mano sul petto, lo senti quel suono lì? È il ritmo di ora, l’unico che conta davvero.
Respira, sei vivo.
Sulla Luna
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Giordana Sassi
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