Un barattolo di sì (e caramelle)

Un barattolo di sì (e caramelle)

L’estate è qui alle porte, non dista molto dall’essere già cominciata.

Che secondo il mio calendario inizia prima del solstizio, per coincidere con la fine della scuola. Allora insieme al profumo del fieno, al caldo che si arrotola intorno alle ciliegie per tingerle di rosso, al sole che resta lì a lungo, ricomincia una compresenza con i bimbi fatta di tutti i giorni nessuno escluso, insieme, come il sole, a restare parecchio. A rendere consuetudine l’eccezione.

Che tra le cose che ricordo con più meraviglia delle mie estati c’erano proprio loro, le eccezioni:

  • andare a dormire più tardi, 
  • uscire la sera con le braccia scoperte, 
  • correre sulle piste da ballo improvvisate che in inverno non sono che piazze, 
  • rotolarsi nell’erba a raccogliere colori sulle braghe e riconoscerli ancora meglio dentro alle rose

Così mentre si fa il cambio dell’armadio, mentre si mette un po’ via l’inverno e si impilano i maglioni di lana, si ripensa a rallentatore a quali cose mettere via insieme ai capi pesanti.

E tra le cose pesantissime io penso alla mia impazienza, soprattutto. Quella che va a braccetto con la stanchezza, e che si traduce nella “strategia educativa della sopravvivenza”: un basso continuo a sostegno armonico della composizione dei giorni: il no.

Mamma mi dai?

No.

Mamma posso?

No.

Mamma andiamo?

No.

Certamente ritengo che i no facciano molto bene ai bambini, corazzino, e siano un elemento imprescindibile dell’educare. 

Un figlio ha bisogno dei no per costruire la sua rete del possibile. Però mi rendo conto che, a volte, i no sono una conseguenza della stanchezza e non di un preciso progetto formativo. 

E allora però c’è l’estate, i tempi dilatati, le braccia scoperte, le maniche corte, la convivenza stretta, l’eccezione bella. 

Mamma posso aiutarti?

Sì.

Cucito su misura

Ed effettivamente il sì può essere davvero rincuorante, assomiglia un po’ alla gioia ecco

Assomiglia anche al vestito cucito su misura: pensato e adattato, che ci abbraccia alla perfezione.

Come la storia dei sì da regalare ai figli.

Non dei sì casuali, buttati lì, ma qualcosa di pensato; qualcosa che credo sia altrettanto fondamentale quanto il no, per costruire, oltre alla rete del possibile, anche qualche finestra e lasciare spazio alla meraviglia dell’eccezione.

Ecco, questo è il potere di un sì. 

Allora ho deciso di preparare il “barattolo dei sì”: ho chiesto a #unaditre di scrivere su dei bigliettini tutti quei sì che le fanno brillare un po’ gli occhi, quelli che calzano perfettamente e assomigliano al vestitino che abbiamo fatto insieme, poi li abbiamo messi in un vasetto.

Lì dentro ci restano, ad aspettare di essere pescati quando è necessaria una inversione di rotta. Quando c’è bisogno di una finestra per guardare un po’ fuori, ecco.

Che in effetti, tutti, abbiamo bisogno di sentirci coccolati da un’eccezione, ancora di più quando siamo scoperti, a difenderci dal caldo dell’estate, ad aggiustare lo stare insieme a tempo pieno.

È uno sforzo, almeno per me, soffermarmi sulle loro richieste sostituendo il basso continuo dei no con qualche sì consapevole. 

E il barattolo lo tengo quindi a portata di mano per attingervi al bisogno. 

Intanto la nonna Bis, invece, sa già benissimo come mettersi avanti con i suoi sì: gli stessi che ha detto tante volte anche a me regalandomi ricordi indimenticabili.

Vediamo se questa idea funziona, e soprattutto vediamo anche se sia il caso di fare un barattolo dei sì anche per la nonna Bis!

Post in collaborazione con Fruittella