Classi da Tre

Un, due, tre, Stellaaa
⭐️⭐️⭐️
Pronti via!
Qui si comincia così: in una scuola statale fatta di piccoli numeri. In una classe prima composta da tre bambini. Tre. Lo stesso numero di ingredienti del pane: acqua, farina, lievito.
Un numero sobrio ma pulito: e io ci sono pure nata dentro.
Una rampa di scale sopra alla scuola di infanzia. Gli stessi volti, le stesse mura.
Esattamente le stesse dove sono stata anche io. Che mi sembra di conoscerle ancora. Il mio posto preferito era un po’ ovunque ma vicino a una finestra per guardare fuori abbastanza spesso da non ricordarmi di essere dentro. Ma anche abbastanza spesso per ricordarmi di non essere fuori. Insomma, in fondo, per riuscire a restare mentre vedevo già dove poter andare.
Che io faccio sempre un po’ fatica, ancora, a restare. E le finestre continuano ad aiutarmi.
La storia delle pluriclassi, quelle che abbiamo qui, mi fa pensare proprio a quella finestra. Che ti fa vedere un attimo fuori mentre sei dentro.
Sei in prima ma sei anche un attimo, già, dentro a un’altra classe.
E forse ci resti meglio dove sei mentre vedi un po’ anche dove andrai o dove sei stato.
Insomma mi pare un inizio perfetto.
L’avrei scritto proprio così.
Acqua, farina e lievito. Per crescere.
Aria.
Spazio.
Semplicità.
E il tuo cammino, quello, tutto da scrivere!
⭐️⭐️⭐️
Intanto oggi è oggi e l’inizio è tutti i domani. Ma si comincia a sentire come fosse adesso.
Che poi l’inizio è già stato duemila centonovanta ieri fa, ma si continua a sentire come fosse adesso.
⭐️⭐️⭐️