Avvento. Quiet in the wild

Avvento. Quiet in the wild

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Spesso la mia generazione mi fa tenerezza.


Cresciuta con Bim Bum Bam e quei cartoni che ti colavano nelle vene tristezza a profusione: Remì, Anna dai capelli rossi, Georgie, Milly e tutti quei giorni del piffero uno dopo l’altro.


Con le toppe rotonde nelle braghe e l’idea diffusa di quel boom economico che seminava certezze universali.

Tu dovevi solo crescere e tutto sarebbe andato in fila.
Una scalata sociale generazionale che dagli anni 50 veniva avanti scontata come scontato era che di uova di Pasqua ne arrivava uno punto.


E invece tiè: tutti precari, pieni però di uova di Pasqua che ci devi fare mille torte cioccolatino.


Ma ora Pasqua non centra. Allora dimmi la verità: tu, della stessa generazione di fenomeni di cui sopra, l’hai mai scritta una lettera a Babbo Natale con l’elenco dell’ordine da ricevere? Cioè dico proprio quella che somiglia tutta al carrello di Amazon che basta premere invio e poi arriva tutto?
Ecco io no.


Che casomai avessi avuto da chiedere qualcosa, meglio alla Befana, potevo scrivere cose generiche come quelle che stanno appese in alto nella corsia del supermercato: giocattoli, vestiario, dolciumi. E poi tanto arrivava comunque altro.


Quindi “generi vari” era la soluzione migliore, che non lasciava avanzare troppe delusioni.


Ma cara questa generazione del

“ciao come stai? È un sacco che non ci vediamo”,

“Eh dai sto aspettando quel contratto, mi sono dato ancora un paio di anni poi vedremo”,

o “ma sì alla fine ho studiato tanto ma, anche se il mio lavoro non centra nulla con la mia laurea, so che sono comunque tutte fondamenta che mi fanno stare in piedi meglio”.

Che le toppe, però, oggi costano più care delle braghe.

Allora Ciao Remì.
Siamo tutti finiti nella compagnia dei trasformisti e dei giocolieri.

A imparare a far scomparire le certezze come straordinari illusionisti.
A inventarci il prestigio nelle cose che, ciao anche al boom, avevamo già.

Nel giorno 15 di questo Avvento allora ci metto quella lettera sfrontata, da scrivere ritirandosi un attimo in una quiete apparente, a progettare magie con le illusioni:

“Caro Babbo Natale,
Mi serve:



❤️