I Diritti
Ho guardato Benigni martedì sera. Ho capito una cosa: noi abbiamo tantissima responsabilità su questa assenza dei diritti nei confronti del mondo della donna e della maternità. E lo cito:
“Da come stanno le donne si misura la grandezza di una Nazione”
E quindi la nostra Nazione come sta? come è messa? Forse non troppo bene se le donne non possono adempiere in maniera compiuta al loro ruolo primario di mamme senza contemporaneamente dovere rinunciare a tutto il resto. Ho capito che questo è tremendo! Non che non lo sapessi già, certo. Ma non l’avevo mai realizzato davvero! Cioè, voglio dire, probabilmente in Italia siamo ai limiti storici dei diritti garantiti in materia, rispetto al passato intendo; la generazione di mia madre, per esempio, in linea di massima si è vista riconosciuta la maternità. Perché chi lavorava, nella stragrande maggioranza dei casi, aveva un contratto a tempo indeterminato. E quindi aveva diritto alla maternità, seppur nei limiti per la quale era garantita.
Ora i limiti restano gli stessi, ma in pochissime possono usufruirne. La mia generazione, nella stragrande maggioranza dei casi, non ha più il diritto alla maternità.
Noi oggi ci troviamo a non avere neanche un contratto dignitoso: figurati se possiamo pensare al diritto alla maternità!
Queste forme flessibili del lavoro, così all’avanguardia perché ci permettono di non sederci mai, di ripensarci sempre, di avere un futuro , sono talmente all’avanguardia che hanno saltato di pari passo i diritti. Li hanno lasciati indietro. Li hanno saltati nel vero senso della parola. Cito sempre le parole di Benigni:
“Perdere il lavoro vuol dire perdere se stessi!Lo stipendio non è AVERE ma ESSERE”
E perdere il lavoro a causa della maternità? E perdere la possibilità di avere una maternità a causa del lavoro?
E noi cosa facciamo?
E noi cosa diciamo?
Niente.
Ma perché lo permettiamo? Dovremmo batterci perché tutte queste cose diventino oggetto di discussione quotidiana. Cito sempre quel genio di Benigni:
“Dobbiamo fare diventare nostro ciò che è già nostro!Allora diventa nostro davvero”
Chi legifera, chi si occupa della cosa pubblica si deve sentire punzecchiare tutti i giorni. Deve sentirsi ronzare nelle orecchie la parola maternità tutto il giorno. Deve andare a letto con questo pensiero e alzarsi sentendo un dibattito alla radio su questi temi la mattina! Deve assolutamente sentire l’urgenza di produrre risposte! Perché può sentirne l’urgenza? Per avere i voti.
A sollevare questo dibattito non possiamo essere che noi, perché lo Stato ancora prima di chi lo Governa siamo noi. E se i temi non vengono affrontati e dibattuti la colpa è anzitutto nostra che non ne evidenziamo l’urgenza!
Perché poi, alla fine, noi abbiamo uno strumento INSOSTITUIBILE per combattere questa guerra: il VOTO! E come ha detto Benigni:
“Disprezzare la politica è come disprezzare se stessi!Votare è l’unico contributo che abbiamo, un contributo invisibile ma concreto!”
E se si comincia a fare pesare l’assenza dai programmi politici del tema della maternità, forse qualcosa la si spunta nel tempo. E le battaglie bisogna almeno cominciarle, così come hanno fatto le generazioni che ci hanno preceduto: niente è stato calato dall’alto, noi aspettiamo quello?
Il tema della maternità non interessa solo le mamme, ma tutte le donne. E non solo le donne, ma tutte le famiglie. Non solo le famiglie, ma tutti. Perché, pensandoci bene, non siamo nati tutti da una mamma?
E #lacosapiùbella che Benigni ha detto a #lapiùbelladelmondo, è stata questa frase:
“Domani dite ai vostri figli che sta per cominciare un giorno nuovo, un giorno che non è mai successo prima! Dite loro di essere orgogliosi”
E, forse, potranno anche essere orgogliosi di noi se gli lasciamo in eredità un Paese migliore… Un Paese che permetterà magari loro, indipendentemente se maschi o femmine, di spupazzarsi per bene i loro cuccioli e quindi il loro futuro!