Esercizi sull’Attesa

Tra i rimedi terapeutici a basso costo c’è l’attesa.

Già assodato. Restituisce la capacità di cernita e valutazione. Restituisce soprattutto la misura delle cose.
Ovvio che l’attesa per eccellenza resta quella delle quaranta settimane che anticipano l’incontro con la vita. Ma non è sempre alla portata.
C’è invece un’attesa che è di facile conquista quotidiana e che resta una valida alternativa. L’attesa ad esempio della corriera, o dell’autobus. L’attesa in posta o dal medico. L’attesa di un appuntamento. Va detto che, affinché restituisca benefici veri, il tempo d’attesa deve essere trascorso esclusivamente con la compagnia dei propri pensieri. O poco più. È sana. Sacrosanta. È un dono.
Poter aspettare qualcosa o qualcuno ci restituisce un senso.
Il tempo dell’attesa viene spesso relegato nella lista del tempo speso inutilmente, nel tempo perso. Mentre è qualcosa di altamente corroborante, capace di restituire vitalità; ė necessario però controllare il tipo di approccio e tuffarsi nell’entusiasmo di “perdere” quei minuti “perdendosi” un po’ dentro alla nostra intimità. Imparare a raccogliere ogni giorno i momenti dell’attesa come un’opportunità concede un sano riposo alle sinapsi. Un buon proposito, ecco. Me lo ha insegnato il marito affetto da ottimismo cronico. L’unico da me conosciuto capace di restituirmi una tale lettura. Uno dei pochi, forse, che si entusiasma di fronte al semaforo rosso perché può farsi un pisolino.
E quindi buona attesa di qualsivoglia tipo. Tempo di grazia!
