Ricetta di amore e errori, la mia.

Se penso a una mamma perfetta io la penso un po’ abbondante, morbida:
abbondante quanto basta per contenere mille abbracci e morbida quanto basta per attutire gli spigoli dei giorni.
Invece poi ci sono io.
Stretta e spigolosa come una saggina. La scopa della befana, proprio quella. Dove la parte degli stecchi finali un po’ disordinati la fanno i miei capelli. Piena di spigoli che neanche uno ci pensa, prima di mettermi una mano sulla spalla, che lì ci siano così tanti ossicini.
Ecco quindi perdo in partenza.
Tutta quell’abbondanza meravigliosa non ce l’ho. Sostengo a fatica i capelli, il resto mi scivola addosso.
E mi scivola addosso anche l’idea sciagurata della perfezione, dei figli addomesticati a puntino, del manuale dell’ultimo pedagogista più avanzato su come sia importante sorridere sempre.
Però come ben si addice a una scopa, raccolgo su le briciole a meraviglia! Quelle di tutte le certezze che continuano a sbriciolarsi qui davanti giorno dopo giorno.
E la storia delle mamme felici tout court, me l’ha detto una cara amica geniale, non esiste. È molto più credibile la storia di Babbo Natale.
Sapete perché?
Perché una mamma non è un Essere che si diventa e punto, è una condizione che si coltiva e si misura su una quotidianità imprevedibile. È condizionarsi per sempre le emozioni, moltiplicare il carico e amplificare ogni singolo gesto.
Dietro non c’è un attestato da conseguire valido a priori, c’è una persona, fatta di una ricetta unica ma di alternanze mille. Di alti e bassi che si chiamano tentativi.
Io, in fondo, raccolgo serenamente quelle briciole e sorrido compiaciuta all’idea di essere semplicemente quello che riesco, così lontana da quello che io stessa immaginavo ma così vicina alla certezza che il raccolto sarà presumibilmente fatto di errori mescolato però a una dose infinita di amore.
E intanto vi porgo tutto insieme in una ricetta dosata di quanto basta sui giorni: errori e amore
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I colori sceglieteli voi!
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