I tortellini di Natale

Ecco.
Per me “che fa Natale” sono alcune cose in fila; ognuno penso abbia le sue. I primi della lista sono proprio i tortellini. C’è una storia lunga dentro ad ogni tortellino, che si costruisce lentamente a partire dal giorno dell’Immacolata. Ho visto sempre l’inizio della trafila dei tortellini come un inizio della festa. Un “avanti si aprono le danze”, un “pronti via, saltelli e capriole, il Natale sta arrivando”.
Avere bimbi piccoli mi incalza a tentare di ricalcare tutto quello che ha contribuito, nel mio immaginario infantile, a costruire l’atmosfera magica delle festività natalizie. E allora avanti che si va di tortellini…
Funziona così. Si prepara il pesto aggiungendo un ingrediente alla volta a partire dall’otto dicembre.
Si parte con le castagne secche, che servono per ricordare l’autunno e i colori che racchiude. Poi si mette la marmellata di prugne, che raccoglie l’estate, i raggi del sole, le giornate lunghe e calde che incitano alla vita e alla voglia di fare.
Poi si aggiunge il caffè in polvere fatto bollire in acqua in un tegamino, che ricorda il risveglio di ogni giorno dell’anno.
Dopo si mette il cioccolato fondente grattugiato, che coccola l’anima come niente altro. Poi si mettono le noci tostate, che ricordano il cuore goloso che si cela dentro a un guscio, rimandano alla meraviglia delle cose nascoste, preparano alle sorprese. Poi si mette la scorza del limone, per ricordare che c’è sempre rimedio a quell’amaro che a volte resta in bocca. Poi si aggiunge l’uvetta passa, che ricorda la longevità delle emozioni che tornano e tornano e tornano con una capacità straordinaria di conservazione. Poi si mette il Sassolino, che ti ricorda l’importanza degli abbracci che uniscono e confondono i confini con una straordinaria forza inebriante. Poi si mettono gli amaretti sbriciolati, che rappresentano la classica antitesi quotidiana: un nome che tradisce un contenuto. Ecco finito.
Da qui comincia la parte dell’assaggio. Chiunque passi da casa ne sente un pochino e dice la sua. “Vince il dolce, aggiungi del caffè”. Oppure “troppo brusco aggiungi del cioccolato”. E così via… Il pesto un po’ cala per gli assaggi e un po’ aumenta per l’aggiunta di ingredienti. Così tutti partecipano. E comincia la mistica aggregazione natalizia…
A un certo punto si decide che basta, va bene! In genere in concomitanza con la giornata libera a disposizione per la lavorata grossa… Allora si prepara l’impasto.
Si stende. Si riempie con la somma dei doni raccolti nel pesto, e lo si incarta a tortellino.
Si friggono. Si adagiano uno ad uno in una sovrapposizione ordinata, come tanti regali, e si cospargono di zucchero a velo. Che ricorda la neve e il suo potere di attutire i rumori e amplificare le emozioni.
Ogni famiglia in realtà ha le sue varianti sul tema. Perché i tortellini di Natale rappresentano la somma delle peculiarità insita nelle famiglie, e sono quindi tutti diversi, anzi valorizzano le diversità. Ecco perché credo siano così speciali!