Il paragone italico

C’è un metodo educativo quasi intrinseco e profondamente italico fondato sul paragone. Più precisamente sul superlativo relativo.
“Tu sei più bravo di Caio”. “Non mi spiego perché Cesare sia più alto di te”. O, la sera, prima di dormire, “Clarissa tu sei la più bella di tutte, ammmamma”. Avete presente? Quelle frasi così apparentemente innocue, o anzi finalizzate a infondere autostima casalinga, che ritengo essere, in realtà, profondamente dannose.
Sapete perché? Perché crescere dentro il superlativo relativo infonde un’abitudine malsana: quella che poi qualsiasi essere umano incontri ti ci poni di fianco pronto a vedere chi è di più e chi è di meno.
Cresci che hai bisogno dei paragoni come del pane. Ma mica solo da bambino, sempre! Allora qui, mentre prepariamo l’orto per la semina, provo a compensare spiegando che la zucchina, per crescere bene, non ha bisogno di paragonarsi alla zucchina che ha vicino.
Ma solo di cure, acqua e sole (e magari un po’ di *M..da*, che comunque non fa male ma, anzi, aiuta a crescere)
🌞🥒❤️