Siamo uguali. Ma diversi! (Meno male)

Siamo uguali. Ma diversi! (Meno male)

Tra le cose ad effetto maggiormente consolatorio c’è la certezza dell’unicità che ogni persona racchiude nel suo patrimonio genetico e nel suo sacchetto di talenti, gentilmente concesso in dotazione. La conferma di quanto sopra ce l’hanno a comoda portata soprattutto le mamme. Ogni figlio che si riceve in dono ne è la prova concreta e indiscutibile!

Arrivano così, come sono. Si dimostrano sin da subito nella loro eccezionale diversità. Unicità.

Con le loro predisposizioni! Già nel momento della nascita. La mia Unadidue è nata dopo un lungo travaglio con il pugno sinistro avanti e il cordone ombelicale intorno alla testa a mo’ di fascia da ribelle. Viola per lo sforzo fatto nel farsi strada. E così è lei. Senza volerla etichettare. Caparbia, piena di grinta e combattiva. Fino allo stremo altrui.

Il mio Duedidue è nato dopo un lungo travaglio nel suo sacco, con la camicia, roseo e bianco come se nulla fosse stato. Nel pieno dell’abbondanza dei suoi 4 kg. E così è lui. Senza volerlo etichettare. Sereno e pacifico, intoccabile dagli eventi esterni. Affare altrui.

Non sono come li vuoi ma sono ciò che sono, meravigliosamente unici e strepitosamente diversi da noi e tra loro. Lo voglio ricordare perchè questo restituisce davvero una grande verità capace di confortare, se rapportata a se stessi ha la straordinaria funzione della tisana calda col freddo; ottima presa di coscienza per superare tante linee d’ombra. Prima fra tutti la compassionevole invidia e l’incapacità di fare centro su di sè mettendo sul tavolo della propria ricerca quotidiana altro da che ció che abbiamo già comodamente a disposizione! È l’ennesima riprova, che i figli ci offrono su un piatto d’argento, del fatto che abbiamo noi in saccoccia le nostre carte giuste da giocare.

E allora? È una riflessione da fare con costanza. Ricercare la propria unicità. Per valorizzare le differenze, ovunque. In famiglia, sul lavoro, con se stessi. Come? Servono carta e penna. Introspezione e musica senza parole che confondano.

Bisogna stilare la lista dei propri talenti in un foglio. Poi serve un altro foglio. O meglio un cartoncino di recupero (la scatola dei cereali ad esempio), su cui scrivere come raffinare queste peculiarità gioiello, evidenziate in precedenza, nella propria quotidianità.

Progetti di attivazione dei propri talenti: sulla difesa delle differenze. 

Questo il titolo. Da scrivere a lettere cubitali. Mettere a frutto non significa necessariamente monetizzare, sia chiaro. Significa metterle in circolazione, disporne attivamente partendo dalle piccole cose. A cosa serve? Serve per prendere coscienza della propria unicità, per sentirsi preziosi. Così come siamo capaci di riconoscere le differenze, intese come peculiarità e talenti, osservando i nostri figli, possiamo e dobbiamo essere altrettanto capaci nell’osservare noi stessi. E da lì partire per adottare un nuovo atteggiamento disteso e solare verso la propria vita e la propria quotidianità. Che sono certa tornerà indietro restituendo davvero benefici impensabili.

Fare della propria diversità un vestito da indossare con orgoglio, in contrasto col quotidiano tentativo di omologazione che ci propinano ogni giorno, è una encomiabile mission! Avanti tutta!!!